Diego Armando Maradona: tra mito e leggenda. Le sue quattro coppe del mondo sarebbero dovute essere cinque, perché già a 18 anni nel 1978 a furor di popolo tutti gli argentini volevano fosse convocato nel Mondiale di casa. Nel 1982, quando fu sancito il suo passaggio al Barcellona, Maradona partecipò con la sua Nazionale ai Mondiali di Spagna. Paradossalmente le due squadre argentine più forti, quella appunto dell’82 e quella del ’94, sono andate peggio. Il meglio dell’Argentina al Mondiale passa per gruppi non eccelsi presi per mano proprio da Maradona.
Il destino negativo dell’Albiceleste nel 1982 interseca quella straordinario di Enzo Bearzot. Si disse che nella partita con l’Italia Maradona venne picchiato da Gentile. Io direi che in quel match Maradona fu tartassato da Gentile, ma venne letteralmente picchiato nella partita contro il Brasile soprattutto da chi era addetto al suo controllo. Parliamo di Batista, che giocherà in Serie A nella Lazio. Ad un certo punto il Pibe de Oro perse le staffe in maniera così clamorosa da meritare il rosso.
Nel 1986 Maradona si ritrova a capitanare una Nazionale che annovera oltre a giocatori di livello internazionale, come Valdano, un buon giocatore ma nulla di più come Burruchaga, un mastino difensore come Ruggeri. Per il resto dobbiamo nominare Brown, Giusti, Enrique, Olarticoechea. Questi erano titolari in quella edizione. Maradona li porta a vincere la Coppa del Mondo, non solo mettendoci molto di suo tecnicamente ma, attraverso la sua presenza, convincendoli di essere migliori rispetto a quello che in realtà erano.
Non c’è bisogno di ricordare il gol più bello in assoluto della storia del calcio. In quella partita contro l’Inghilterra ci fu un altro gol, cioè quello di mano con tutto lo strascico di odio collettivo nazionale degli argentini nei confronti dei britannici per via della questione Falkland-Maldinas. Ma una rete stupenda fu la seconda delle due segnate da Maradona nella semifinale contro il Belgio. Diego segna dando l’impressione quasi di caracollare mentre assesta i dribbling che lo fanno penetrare nell’area belga per poi calciare mettendo il pallone alle spalle del portiere. In finale la sfida fu contro una Germania molto forte. Io ricordo i titoli dei quotidiani in quei giorni: ‘Diego primo Re del Mondo’. Quell’Argentina aveva di Mondiale probabilmente solo lui e qualche altro interprete ma non certo al suo livello. Un miracolo carismatico, oltre che tecnico.
Paolo Marcacci
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