Panorama Panorama

  • Elezioni Figc, il giorno della verità è il 3 febbraio 2025
    by Giovanni Capuano on 21 Novembre 2024 at 14:39

    Il giorno della verità alla Federcalcio sarà il prossimo lunedì 3 febbraio 2025. E’ la data fissata dal Consiglio federale per le elezioni, risultato di un autunno di polemiche, contrasti e veleni che ha partorito il nuovo Statuto e generato, su impulso dell’emendamento Mulé, nuovi pesi elettorali e di governance nel palazzo del calcio italiano. Si vota a inizio febbraio, quindi gli schieramenti in campo hanno un paio di mesi per fare sintesi e presentare i propri uomini a partire dalla ricandidatura di Gabriele Gravina. La riserva annunciata nel mezzo dell’estate non è ancora stata sciolta, ma col passare delle settimane le possibilità che l’attuale numero uno si ripresenti sono cresciute.L’ultimo atto formale prima dell’indizione delle elezioni per il 3 febbraio è stato il via libera della Giunta del CONI alle nuove regole che la Federcalcio si è data, non senza fatica. Resta da capire lo sviluppo della spaccatura che si è creata all’interno della Lega Serie A dove una maggioranza di club ha prima scelto la strada dell’astensione e non del voto contrario nell’assemblea di novembre in cui è passato lo Statuto modificato, e poi ha messo per iscritto la volontà di non procedere a ricorsi ulteriori chiudendo di fatto la stagione della contrapposizione muro contro muro con la Figc.Un atto che non esclude la possibilità di ricorsi da parte di una singola società o di un gruppo di esse, ma che ne limita il perimetro e l’impatto politico. Anche per questo è molto probabile che Gabriele Gravina, al centro anche di una vicenda giudiziaria il cui ultimo atto è stato il nuovo no del Tribunale del Riesame al sequestro di 140mila euro dai suoi conti, scelga di candidarsi nuovamente forte non solo di una maggioranza nelle urne che gli deriva dalla base del movimento, ma anche del gradimento di una parte del massimo campionato.Le prossime settimane saranno, però, intense e decisive. Intanto si giocherà l’ultima partita in seno alla Lega Serie A, anch’essa attesa al voto nel 2025. Poi andranno valutati eventuali nuovi sviluppi della questione giudiziaria. La strada, però, sembra tracciata. Quando si andrà alle urne il 3 febbraio i pesi elettorali saranno quelli disegnati dalle nuove regole. La Serie A passerà da 3 a 4 consiglieri federali con un peso che sale dal 12% al 18%. La Serie B raddoppierà da 1 a 2 (e dal 5 a 6%), la Lega Pro avrà un solo consigliere e non più due (peso elettorale scende dal 17 al 12%) mentre resteranno senza variazioni la posizioni della Lega nazionale dilettanti (6 consiglieri e 34%), dell’Assoallenatori (2 consiglieri e il 10%) e dell’Assocalciatori (4 consiglieri e 20%). Fuori gli arbitri che avevano il 2% residuo ed esprimevano un consigliere federale.TUTTE LE NOTIZIE DI CALCIO SU PANORAMA

  • Boom di Nvidia: l’AI spinge i conti ma non il titolo. Utili e ricavi record
    by Cristina Colli on 21 Novembre 2024 at 14:32

    L’Intelligenza Artificiale resta regina a Wall Street. Lo dimostrano i risultati di Nvidia che ha fatto il pieno di ricavi e utili, ancora. Terzo trimestre del 2024 chiuso oltre le attese con profitti raddoppiati e fatturato in rialzo del 94%.Nvidia continua a cavalcare l’onda dell’intelligenza artificiale. I ricavi del terzo trimestre dell’anno sono saliti così a 35,1 miliardi di dollari (+94% rispetto allo stesso periodo del 2023) e il profitto netto è più che raddoppiato a 19,3 miliardi di dollari. Numeri che superano di gran lunga le previsioni degli analisti, che stimavano un fatturato di 33,1 miliardi e un utile di 17,4 miliardi.Tuttavia, nonostante questi traguardi, le azioni del colosso californiano dei semiconduttori hanno subito una flessione nelle contrattazioni post-mercato, perdendo circa il 2%. Una reazione attribuibile alle previsioni per il quarto trimestre, considerate al di sotto delle aspettative più ottimistiche. Nvidia ha stimato ricavi per 37,5 miliardi di dollari, con un margine di variazione del 2%, segnando un incremento del 70% su base annua. Sebbene impressionante, si tratta di un rallentamento rispetto ai precedenti trimestri, in cui la crescita dei ricavi aveva superato il 200%.Nvidia domina l’80% del mercato dei chip per l’AI, utilizzati in applicazioni cruciali come ChatGPT e sistemi di intelligenza generativa. Tra i segmenti chiave, i data center continuano a guidare la crescita, con un fatturato di 30,8 miliardi di dollari (+112% su base annua). Altri settori, come il gaming e l’automotive, contribuiscono con 3,28 miliardi e 449 milioni rispettivamente.Nonostante il rally di oltre il 200% dei titoli Nvidia dall’inizio del 2024, il mercato rimane cauto. Le aspettative elevate degli investitori e l’aumento della concorrenza da parte di giganti come Google e Amazon, che sviluppano chip proprietari per ridurre la dipendenza da Nvidia, contribuiscono a un clima di incertezza. La pubblicazione dei risultati finanziari di Nvidia è coincisa con l’avvertimento della Banca Centrale Europea sul rischio di una bolla tecnologica guidata dall’intelligenza artificiale. Secondo il report, i mercati azionari, soprattutto negli Stati Uniti, dipendono in modo eccessivo da un ristretto gruppo di aziende tecnologiche, con Nvidia in testa.

  • La Meloni rafforza la sponda con Milei (e Trump)
    by Stefano Graziosi on 21 Novembre 2024 at 14:16

    L’Italia rafforza i rapporti con l’Argentina. Giorgia Meloni è infatti stata ricevuta da Javier Milei alla Casa Rosada. E, nell’occasione, il presidente argentino ha invocato una coalizione di nazioni libere.“Tutte le nazioni che hanno obiettivi comuni possono lavorare insieme, collaborando”, ha detto. “Non solo Italia e Argentina, ma anche altri Paesi del mondo libero che condividono nostri valori. Un’alleanza di nazioni libere unite contro la tirannia e la miseria”, ha proseguito, per poi concludere: “Occorre che difendiamo la libertà. Anche se siamo pochi, facciamo luce e apriamo il cammino, perché, come dico sempre, la vittoria e la guerra non dipendono dalla quantità dei soldati, ma dalla forza che viene dal cielo”. “Quella tra me e il presidente Milei è anche una condivisione politica, e la condivisione politica tra due leader che si battono per difendere l’identità dell’Occidente, i punti cardine della sua civiltà, la libertà e l’uguaglianza delle persone, la democraticità dei sistemi, la sovranità delle nazioni”, ha affermato la Meloni. Ricordiamo che sia il nostro presidente del Consiglio sia Milei hanno assestato un duro colpo alla Repubblica popolare cinese: la Meloni non ha rinnovato il controverso memorandum sulla Nuova via della Seta, mentre il leader argentino ha bloccato l’adesione di Buenos Aires ai Brics.Già gran parte della stampa sta dicendo che Milei, nel suo incontro con l’inquilina di Palazzo Chigi, avrebbe invocato una “internazionale sovranista”: espressione che ogni tanto riemerge, con connotazione evidentemente dispregiativa, e risalente ai tempi di Steve Bannon. In realtà, stavolta la situazione è un po’ più complessa.Il presidente argentino è uno stretto alleato di Donald Trump. Quel Trump che, già durante l’ultima campagna elettorale, ha tessuto rapporti con vari leader internazionali: dal premier ungherese Viktor Orban al presidente polacco Andrzej Duda, passando per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e per il principe ereditario saudita Mohammad bin Salman. Non solo. Trump gioca storicamente di sponda anche con Nigel Farage e intrattiene legami con alcuni pezzi dei Tory britannici. Inoltre, al di là di Milei, ha buoni rapporti anche con la stessa Meloni, che vanta a sua volta significativi legami con quell’Elon Musk che si avvia a rivelarsi una figura chiave nella nascente amministrazione statunitense. Insomma, quella che va delineandosi non è un’“internazionale sovranista” ma una rete di capi di Stato e di governo che, tessuta nel tempo da Trump, ha come chiaro obiettivo quello di formulare una linea politica alternativa al progressismo. In questo senso, la sponda con Milei è utile alla Meloni per rafforzare i propri rapporti con il presidente americano in pectore. Uno scenario, questo, che potrebbe consolidare il ruolo di Roma non soltanto in seno all’Unione europea ma anche nel Mediterraneo.Il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz sono infatti sempre più deboli dal punto di vista politico, mentre il ritorno di Trump alla Casa Bianca offre maggiori margini di manovra a Ecr e Patrioti. Dall’altra parte, Trump, giocando di sponda con Netanyahu e bin Salman, punta a ripristinare la logica degli Accordi di Abramo: accordi che potrebbero essere estesi anche al Maghreb. Una simile eventualità renderebbe centrale la Meloni che, soprattutto nell’ambito del Piano Mattei, potrebbe assumere un importante ruolo di mediazione diplomatica.

  • Non solo Sinner, il tennis in Italia è una fabbrica di soldi
    by Giovanni Capuano on 21 Novembre 2024 at 14:07

    La storia riscritta a colpi di vittorie non è l’unico sintomo dell’età dell’oro che il tennis italiano sta vivendo. Sinner ne è la punta di diamante, dietro di lui c’è un movimento agonistico mai così florido, neanche nei periodi del boom degli anni Settanta e Ottanta o, nel caso delle donne, dell’epoca vincente a cavallo degli anni Dieci del nuovo millennio. Motori straordinari di un sistema che è diventato in Italia una macchina da soldi e tesserati capace di mettersi in scia al calcio scavalcando per interesse anche pallavolo e pallacanestro, per definizione gli sport più praticati anche perché più diffusi a livello scolastico.L’effetto Sinner, prima di lui Matteo Berrettini, e l’effetto Paolini si fanno sentire. Prendere penna e quaderno per annotare le cifre: uno studio recente di Boston Consoulting Group ha stimato in 18,1 milioni gli appassionati di tennis e padel, la moda crescente fino a ieri prima di essere di nuovo soppiantata dal tennis vero e proprio. Di questi, uno su tre (6,5 milioni) sono praticanti e circa un milione tesserati dalla federazione che registra un trend in crescita costante se è vero che solo a fine 2023 le tessere staccate erano 820mila e i primi sei mesi del nuovo anno sono stati un boom pazzesco.A beneficiarne sono tutti, lavoratori diretti del settore (BCG ne ha contati 57.541) e un indotto fatto di attività che ruotano intorno a una disciplina per nulla a buon mercato. Abbigliamento, attrezzatura e possibilità di accedere a strutture e corsi non sono storicamente alla portata di tutti, anche se la Federazione ha fatto molto negli ultimi anni per accompagnare il ritorno ai successi dei campioni con una capillare attività di sensibilizzazione e diffusione tra i più giovani.In ogni caso l’industria del tennis e del padel vale ormai quanto una Finanziaria: 8,1 miliardi di euro. E restituisce allo Stato molto più di quanto riceva. Nel 2022 ha versato tributi e oneri per 1,2 miliardi di euro avvicinandosi a sua maestà il calcio che ha più appassionati (21,9 milioni) e praticanti (7,9), ma soprattutto è ancora in grado di sviluppare un giro d’affari nettamente superiore. Per ora. Dopo un decennio di Sinner, si vedrà.Jannik è una macchina da soldi prima di tutto per se stesso, poi di riflesso per il movimento. Il numero uno dei tennis mondiale ha vissuto un autunno da sogno: solo limitandosi alla ricca esibizione di Riyadh e alle ATP Finals di Torino ha intascato 10 milioni di euro in premi in poco più di due settimane. Il database dell’ATP gli riconosce un prize money ufficiale per il 2024 di 16.914.035 dollari (16,06 milioni di euro) e uno globale in tutta la giovane carriera di 33.989.584 dollari. Tra sponsor e partnership varie, però, il totale annuo dovrebbe essere superiore ai 50 milioni di euro.Anche per questo Federazione e Torino hanno scommesso tutto per mantenere in Italia le ATP Finals anche oltre la scadenza del precedente contratto, fissata nel 2025. L’ultima edizione, quella vinta da Sinner, ha fatto registrare 210mila presenze nonostante i prezzi dei biglietti tutt’altro che favorevoli, con un indotto da oltre mezzo miliardo di euro creato e lasciato sul territorio. Il Governo ha garantito i fondi per convincere l’ATP ad arrivare almeno fino al 2030, se solo a Torino o anche a Milano sarà materia di dibattito politico e sportivo successivo alle Olimpiadi invernale del 2026.Di sicuro, per, anche nei palazzi romani hanno fatto bene i loro conti e si sono accorti che il tennis è una gallina dalle uova d’oro anche per il pubblico, non solo per i privati. Le Finals torinesi hanno consentito di moltiplicare per cinque ogni singolo euro anticipato dallo Stato sotto forma di finanziamento per l’evento. Anche per questo il governo Meloni non ci ha pensato due volte ad affiancare il presidente federale Binaghi nella sua battaglia contro i petrodollari del deserto saudita. Ogni pallina che viene giocata è un punto vincente. Impensabile solo pochi anni fa.

  • Miraggi politici: tutti al centro che non c’è
    by Antonio Rossitto on 21 Novembre 2024 at 13:30

    Sognava di essere come il Jep Gambardella de La grande bellezza, che si compiace dei suoi controversi intenti: «Io non volevo solo partecipare alle feste. Volevo avere il potere di farle fallire». Ma Matteo Renzi ha perso pure il residuale potere di interdizione. A quelle feste non lo invitano più. E quando tenta di imbucarsi nel sedicente campo largo, viene perfidamente allontanato. Povero Matteo, già premier e aspirante rottamatore. Quest’estate s’era illuso. Aveva indossato speranzoso gli scarpini da calcio, per la partita del cuore tra politici e cantanti. Non era andata malissimo: assist in fuorigioco alla leader del Pd, Elly Schlein, seguito da un caloroso abbraccio. All’opposizione, che diamine, ci sarebbe stato posto anche per lui: il funambolo centrista che, a furia di dribblare, s’era ritrovato solo in campo. Invece, i pentastellati di Giuseppe Conte e i sinistroni di Nicola Fratoianni l’hanno messo alla porta. Già, povero Matteo. «Non saremo un partito del 5 per cento» prometteva mentre lanciava nell’agone la sua Italia viva, che adesso si gingilla attorno a un impietoso due per cento. Scriveva trepidante: «Una frase di Robert Frost citata in un altro film, L’attimo fuggente mi ha sempre fatto compagnia nei miei anni da boy scout. “Due strade trovai nel bosco e io scelsi quella meno battuta. Ed è per questo che sono diverso”». Ma la poetica citazione è diventata un epitaffio. Quel sentiero è ormai un vicolo cieco. La ricerca del centrino perduto è finita. Anni di vagheggiamenti, fino alla resa.Eppure, il mitologico spazio che avrebbe scardinato il deleterio bipolarismo sembrava l’Eldorado politico. A contenderselo, oltre a Renzi, c’era Carlo Calenda: il Churchill dei Parioli, padre padrone di Azione. I due egotici capi partito hanno perfino tentato di creare il terzo polo, durato poco più di un tormentato annetto. Al debordante Carlo erano rimasti almeno gli ex fuoriclasse forzisti, che aveva incantato per infoltire le sue chiccose truppe: le ex ministre berlusconiane Mariastella Gelmini e Mara Carfagna, la deputata Giusy Versace e l’ultragarantista Enrico Costa. I navigati parlamentari erano diventati i più illustri esponenti del partito, dopo il fondatore s’intende. Adesso lasciano il leader terzista al suo confuso destino. «Il Pd è un fritto misto, ci puoi buttare dentro di tutto, qualsiasi cosa sta bene» svelena difatti Calenda. Anche a lui, però, tocca fare il totanetto. Offre dunque il suo modesto contributo alla causa, appoggiando i tre candidati dem alle ultime regionali in Liguria, Umbria ed Emilia-Romagna.Costa torna con gli azzurri. Mentre le tre parlamentari convergono su Noi moderati di Maurizio Lupi, diventato il centro di gravità permanente dei disillusi. Un fuggi fuggi che favorisce la maggioranza sia alla camera sia al senato: non solo numericamente, ma anche visto il peso in aula dei figli prodighi. Ma pure Italia viva continua a decomporsi: dopo l’ex ministra Elena Bonetti, lascia il vivace economista Luigi Marattin, assieme un gruppo di duecento dirigenti. Tutti contrari alla disperata rincorsa di Renzi verso il campo largo. Coerentissimo, invece, l’ex coordinatore nazionale, Ettore Rosato, diventato vice presidente di Azione. Intanto, Matteo e Carlo, incuranti dello sprofondo, continuano a dileggiarsi. «Calenda ha iniziato a distruggere il terzo polo e ora distrugge Azione» gongola uno. «Renzi è un buffone» sancisce l’altro. Travolti da un identico destino nell’azzurro mare centrista. E non solo politicamente. Fino a due anni fa, i due partiti incantavano imprenditori e sostenitori, facendo incetta di finanziamenti. Tra agosto e settembre 2022, per esempio, Italia viva aveva infranto ogni record: quasi 1,4 milioni di donazioni. Traguardo simile per Azione: nello stesso periodo, quasi 1,3 milioni. Nell’elencone c’erano alcuni tra i più bei nomi dell’economia italiana. Da Patrizio Bertelli, che aveva versato 50 mila euro, a Pierluigi Loro Piana, 65 mila euro. E poi Guido Maria Brera, Marco Tronchetti Provera, Ermenegildo Zegna, Renzo Rosso, Davide Serra, Lapo Rattazzi. Insomma: ai due partitini erano arrivati 2,7 milioni di euro in appena due mesi. Magre percentuali e magre figure devono però aver convinto i munifici finanziatori a desistere. L’ultimo rendiconto di Italia Viva dettaglia: nel 2022 aveva raccolto, tra donazioni private e aiuti arrivati da alcune società, quasi 2,3 milioni di euro. Il totale, l’anno scorso, s’è invece fermato a 497 mila euro: meno 78 per cento. Sfacelo simile per Azione, passata da 2,2 milioni a 542 mila nello stesso periodo. La pacchia è finita. Chi spunta allora tra Renzi e Calenda, come alfiere del centrino progressista? Un altro dall’ego sconfinato: Beppe Sala. Anche nel suo caso, il meglio è decisamente alle spalle: il sindaco di Milano fronteggia un gradimento calante dei cittadini, tra la criminalità che dilaga, le inchieste sulle concessioni edilizie e il controverso eco-furore. Il suo mandato scade nel 2026. Nell’attesa, Sala chiarisce: una superba riserva della patria come lui non può che diventare leader nazionale. L’alta considerazione di sé non collima però con gli spietati giudizi dei contendenti. «Se vuole dare una mano, superando le precedenti sbandate, è il benvenuto», lo liquida il solito Renzi. Dall’alto dei suoi roboanti insuccessi, ricorda perfidamente i fallimentari precedenti del sindaco, che aveva già tentato di guidare i verdi italiani e poi un’ipotetica formazione post grillina. Ora, bisogna essere onesti: Matteo scansa gli elettori come birilli, ma a chiacchiere resta insuperabile. In effetti, i trascorsi di Sala non sembrano il miglior viatico per capeggiare il famigerato centro dell’ammaccata sinistra. Un ruolo ambitissimo, per cui ci sono più aspiranti che elettori. Renzi, Calenda e Sala sono ineguagliabili talenti. Resta un odioso impedimento alla loro ascesa: i voti. Due per cento, o giù di lì. Vedi le regionali liguri, appunto. Italia viva s’è dovuta ritirare dalla competizione, vista l’avversione di grillini e sinistra. Mentre Azione, pur affiancata da altre quattro scintillanti sigle, ha raccolto uno striminzito 1,75 per cento. Fare il ruotino di scorta, a dire il vero, non ha entusiasmato nemmeno gli eletti renziani e calendiani: da Genova a Catania, lasciano i moribondi al loro gramo destino.Più feconda, sebbene altrettanto caotica, pare invece la ricerca del centrino perduto nella maggioranza. Certo, anche qui non si fa incetta di preferenze. L’eredità della Dc se la sono spartita un po’ tutti. Ma adesso è proprio Fratelli d’Italia a spingere per allargare la maggioranza, tanto da aver già lanciato Lupi per la corsa a sindaco di Milano. Indicare il possibile successore di Sala sembra già ostico per la sua coalizione. Probabilmente, si sceglierà il candidato sindaco con le primarie. In lizza, oltre al giornalista Mario Calabresi, ci sarebbe anche il capogruppo regionale del Pd, Pierfrancesco Majorino.Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, approfitta del momento e lancia proprio Lupi. Noi moderati ha già federato l’Udc di Lorenzo Cesa. Mentre rimangono per adesso autonome altre sigle nate sempre per evocare la balena bianca. La battaglia ideale s’è trasformata in contesa giuridica, per riconquistare il mitico simbolo scudo crociato, tra le redivive Dc: quella di Totò Cuffaro, ex governatore in Sicilia, dove peraltro resta decisivo, e quella di Gianfranco Rotondi, deputato eletto con Fratelli d’Italia. «Deponiamo le armi e conferiamo tutti i nostri diritti reali o presunti alla Democrazia Cristiana, consentendole di rinascere col proprio nome e il proprio simbolo storico» annuncia Rotondi. E poi c’è Alternativa popolare, dell’assai meno ecumenico Stefano Bandecchi, scoppiettante sindaco di Terni. Il partito s’è alleato con il centrodestra. Era del felpatissimo Angelino Alfano. Ora è in mano all’incontenibile Bandecchi. Un moderato? Macché. «Il moderatismo è la fine della politica vissuta con il cuore» spiega l’interessato. Si definisce «rivoluzionario», piuttosto. Anche lui al centro, comunque. Tra inguaribili nostalgici della Prima repubblica e devoti sgranatori di rosario.

  • Jaked porta la sua innovazione tecnica e il suo stile a Padelness
    by Mariella Baroli on 21 Novembre 2024 at 13:21

    Il brand italiano Jaked, celebre per il suo sportswear tecnico e le sue collezioni di activewear, si prepara a conquistare la scena di Padelness, la prima fiera italiana che celebra l’incontro tra padel e fitness. L’evento, in programma dal 22 al 24 novembre 2024 alla Mostra d’Oltremare di Napoli, rappresenta un’occasione imperdibile per esplorare il dinamismo di uno sport in ascesa e l’evoluzione delle tendenze fitness.Con due spazi espositivi distinti, Jaked si propone di offrire un’esperienza immersiva per tutti gli appassionati. Nel primo stand, più ampio, verranno esposte le collezioni di activewear e sportswear, frutto di un connubio tra funzionalità ed estetica quotidiana. Nel secondo, situato accanto ai campi da gioco, il brand diventerà protagonista del torneo di padel, confermandosi non solo come marchio tecnico d’eccellenza, ma come parte integrante della community sportiva.Nato con una forte identità legata al nuoto, Jaked ha saputo ampliare il proprio orizzonte con capi studiati per una molteplicità di discipline. A Padelness, l’azienda presenterà una linea dedicata al padel: materiali innovativi, design ergonomico e performance elevate caratterizzano capi pensati per garantire resistenza, leggerezza e libertà di movimento, in sintonia con le esigenze di uno sport così dinamico e tecnico.La partecipazione a questo evento sottolinea l’impegno di Jaked nel promuovere il benessere a 360° e nel dialogare con una comunità sportiva sempre più ampia. Dal nuoto alla vela, dallo yoga al padel, il brand continua a ridefinire il concetto di sportswear, offrendo prodotti che si distinguono per qualità, innovazione e versatilità, pronti a soddisfare le esigenze degli sportivi di oggi.

  • Quel coltello che taglia la passione di vivere
    by Paolo Del Debbio on 21 Novembre 2024 at 11:30

    Dà sicurezza, ti fa sentire forte e soprattutto regala un’identità. Così i ragazzi che portano con sé una «lama» spiegano questo fascino. Un modo diverso di stare nel mondo non pare sia previsto. Fa impressione leggere l’intervista di Luca Villa, Procuratore capo presso il Tribunale per i Minorenni di Milano. Parla della violenza tra i ragazzi che si consuma a Milano ma che, aggiungiamo noi, potrebbe essere analizzata anche in molte altre città. Se, infatti, il numero dei «reati predatori» è stabile (ci riferiamo a quelli denunciati perché, come è noto, molte persone non denunciano più i reati che subiscono), si diffonde la violenza e la minaccia con il coltello. Sembra che l’ultimo e unico alfabeto rimasto sia quello della sopraffazione. Questi ragazzi mostrano rabbia e frustrazione che non riescono a gestire e diventano, appunto, voglia di sopraffazione.Nelle mie trasmissioni televisive ci siamo occupati molte volte di questo fenomeno del quale parla il dottor Luca Villa. Ho verificato da vicino i numeri che il Procuratore ci dà: «Deve fare riflettere invece l’aumento della violenza, in particolare delle rapine con l’utilizzo di un’arma, quasi sempre un coltello (80 episodi), degli omicidi e dei tentati omicidi che nel giro di tre anni sono passati da 5, a 8, ai 24 dell’ultimo anno… in tanti casi sono ragazzi con genitori integrati, spesso italiani… è difficile persino formulare l’idea di un movente tecnicamente valido dal punto di vista giudiziario… la violenza negli stadi si può ricondurre al tifo che diventa patologia, quella delle gang di latinos si rifaceva a codici che animavano certi contesti. Qui invece restiamo disorientati di fronte alla leggerezza con cui le armi vengono utilizzate, quasi che la vita, agli occhi dei ragazzi, avesse poco valore.Ritrovo in queste parole quanto ho verificato in alcune inchieste che abbiamo condotto nelle trasmissioni che conduco. Il fatto di portare un coltello addosso è considerato un fatto normale, come una volta si portava il fazzoletto di stoffa al posto dei kleenex. Il coltellino poi è addirittura letteralmente elevato a livello di un mito da queste generazioni. Non è considerato come qualcosa da nascondere perché proibito, semmai, da esibire nei contesti che frequentano come qualcosa che va a definire lo status sociale dei ragazzi. In altri termini è un simbolo che li rende più forti nella loro identità all’interno del gruppo e, ancora prima, li caratterizza come «degni» di frequentare quegli ambienti. Purtroppo, è un po’ come la pistola in certi ambienti della malavita, là c’è il cosiddetto «ferro», qui di ferro c’è la lama. Ma la questione non cambia dal punto di vista della psicologia che sottostà a questa scelta e che attiene alla psicologia dei gruppi, potremmo dire «delle tribù», che si sentono a loro agio se seguono alcuni riti e alcuni miti. Ho chiesto frequentemente a questi giovani perché portassero il coltello addosso e mi hanno sempre, invariabilmente, risposto che lo portano perché è uno strumento di difesa necessario per gli ambienti che frequentano. Se vuoi stare tranquillo in quelle situazioni devi portare il coltello, altrimenti rischi. Successivamente ho chiesto perché ritenessero necessario frequentare ambienti dove serve portare un coltello per assicurare la propria incolumità. In questo caso le risposte sono state molto più evasive. In altri termini mi hanno poco convinto perché mi hanno detto che in quei luoghi, comunque, il pericolo c’è e quindi bisogna autotutelarsi. Cioè non mi hanno risposto o, meglio, mi hanno fatto intendere che loro in quegli ambienti vogliono andarci perché a loro piacciono, ma che quei posti che a loro piacciono sono pericolosi (e forse li affascinano proprio per quello) e quindi bisogna portare il coltello, o il mitico coltellino, per difendersi.Il Procuratore sostiene che sono necessarie alcune attività di prevenzione. «Ridurre la dispersione scolastica, sostenere le attività sportive di squadra perché siano accessibili a tutti e restituire ai ragazzi il gusto di una sana socialità, la grinta di misurarsi in vari contesti non necessariamente “strutturati” dagli adulti, la creatività in ogni sua forma. In una parola, la passione di vivere». La passione di vivere. Il Procuratore usa un’espressione che richiama il senso della vita, che richiama valori e principi che riguardano l’anima di ognuno e anche la sua mente, la sua psiche. Il Procuratore indica una strada che non è veloce, che non è immediata, che non può portare frutto nei giorni o nelle settimane, ma nei mesi e negli anni. Guardando dietro la vita di questi ragazzi viene da chiedersi chi deve fornire tutto questo? E qui prende un po’ lo scoraggiamento.

  • Mobilità aerea avanzata anche per giocare: i Taxi volanti entrano in Flight Simulator e XBox
    by Sergio Barlocchetti on 21 Novembre 2024 at 9:53

    La simulazione come metodo d’addestramento al pilotaggio è sempre più diffusa e non poteva certo mancare nel nascente settore dei cosiddetti eVtol, mezzi aerei elettrici a decollo e atterraggio verticale, ovvero i taxi volanti, per i quali l’industria, specialmente quella automotive, sta investendo miliardi di dollari. Non stupisce quindi che d’ora in poi, soprattutto a livello ludico, gli appassionati piloti virtuali amanti di Microsoft Flight Simulator (MFS) possano mettersi ai comandi di un taxi aereo elettrico e precisamente di quello a sei motori che sta collaudando Joby Aviation. Il modello matematico ricostruito nel software di volo più diffuso al mondo sarà quindi incluso nella prossima versione di Microsoft Flight Simulator 2024. Secondo gli sviluppatori che lo hanno realizzato, i giocatori di FS2024 con eVtol saranno in grado di volare virtualmente con tale mezzo tra eliporti e aeroporti di tutto il mondo, nonché di navigare le rotte tra l’aeroporto JFK di New York e il centro di Manhattan, una rotta che Joby ha già verificato essere possibile grazie a prove reali svolte l’anno scorso. Con questa simulazione i piloti da tastiera potranno passare dal volo verticale (decollo) al volo traslato della fase di crociera utilizzando comandi di volo unificati simili alla capacità di transizione presente sugli aerei militari a decollo verticale come l’F-35B Joint Strike Fighter.Joe Ben Bevirt, fondatore e Ceo di Joby Aviation, ha affermato: “Non vediamo l’ora di vedere dove le persone sceglieranno di decollare e atterrare con il nostro velivolo, utilizzando la sua flessibilità per esplorare città e comunità in un modo nuovo”. Di fatto questa opzione apre scenari nuovi perché lascia il giocatore libero di operare da luoghi ritenuti interessanti per i voli degli eVtol a livello personale e sarà prezioso raccogliere queste esperienze anche per definire nuove rotte e destinazioni da attivare realmente. Lo stesso sta proponendo la piattaforma Xbox, ma riproducendo lo eVtol tedesco Volocopter, che avrebbe dovuto essere dimostrato dal vero già durante le scorse olimpiadi a Parigi, ma che resta ancora in attesa di certificazione da parte dell’autorità aeronautica europea Easa. Non è la prima volta che i costruttori aeronautici traggono importanti indicazioni dai giocatori di MFS, informazioni che successivamente vengono sfruttate anche da chi costruisce simulatori di volo professionali. Uno di questi, la multinazionale Elite Simulation Solution, collabora da tempo con l’azienda tedesca Fast per la sua nuovissima eVTOL Mixed-Reality X (realtà miscelata), opzione che combina gli standard più elevati della simulazione professionale con le ultime tecnologie disponibili in fatto di visualizzazione oculare. La nuova tecnologia, già utilizzata da grandi aziende come l’italiana Leonardo (soprattutto per gli elicotteri), con il prodotto VxR, dal colosso europeo Airbus e da compagnie aeree (come l’ungherese Wizz Air, ma non soltanto), per la formazione iniziale degli equipaggi, permette di migliorare e velocizzate l’addestramento dei piloti con particolare focus sulla sicurezza, con costi di realizzazione dei simulatori più contenuti. Nel caso di Elite MR-X e di VxR è possibile utilizzare anche piattaforme mobili per trasmettere all’allievo le sensazioni di cambiamento d’assetto tipiche del volo, così da effettuare sia l’addestramento iniziale del volo a vista, sia la parte procedurale di volo strumentale, ma soprattutto la familiarizzazione con i prossimi velivoli eVtol. Per “realtà miscelata” si intende l’uso di cabine realistiche seppure semplificate ma con comandi fisici fedeli agli originali per posizione e sforzi, e da visori oculari che ricostruiscono la restante parte di fedeltà della situazione. Ciò rende più rapido l’apprendimento poiché nei visori vengono proiettate anche le istruzioni – che divengono quindi indicazioni visibili – normalmente presenti all’interno dei tradizionali manuali, seppure da tempo forniti in formato digitale. Il confine tra gioco e addestramento professionale è oggi rappresentato non tanto dal livello di dettaglio degli scenari, quanto dalla fedeltà del modello matematico alle caratteristiche di volo reali e da quella delle procedure replicabili, come definiscono le norme tecniche dedicate ai simulatori di volo e approvate dalle autorità aeronautiche.TUTTE LE NEWS DI TECNOLOGIA

  • Il tech europeo cresce (426 miliardi di dollari di investimenti), ma guarda agli USA per scalare
    by Cristina Colli on 21 Novembre 2024 at 6:01

    Le aziende tecnologiche in Europa stanno più che bene, ma vivono un paradosso. Il Vecchio Continente produce infatti più startup emergenti degli Stati Uniti, ma una realtà su due deve cercare finanziamenti Oltreoceano, per poter crescere. Dal 2015 ad oggi il settore europeo ha raccolto 426 miliardi di dollari di investimenti e in Italia gli Unicorni sono sette, da zero che erano dieci anni fa. Sono i dati di “State of European Tech”, il rapporto del fondo di investimento Atomico basato su 41 paesi europei.La crescita di investimenti, occupazione e innovazione ha proiettato molte nazioni europee, tra cui l’Italia, in una dimensione competitiva globale. Dal 2015 ad oggi, le aziende tecnologiche europee hanno attratto 426 miliardi di dollari in investimenti, dieci volte il valore del decennio precedente. Nel 2024 si prevede che raccoglieranno 45 miliardi di dollari, confermando la performance dell’anno precedente nonostante l’instabilità economica globale. A livello occupazionale, il settore impiega oggi 3,5 milioni di persone, una cifra pari al numero di addetti tech degli Stati Uniti nel 2020. In questo scenario, l ’Europa si distingue anche per la sostenibilità: un dollaro su cinque investito nel tech è destinato a progetti green, il doppio rispetto agli Stati Uniti. Questo, insieme al deeptech e all’intelligenza artificiale, rappresenta uno dei pilastri della crescita, con il 33% dei finanziamenti diretti a queste aree innovative. Negli ultimi dieci anni, l’Europa ha raccolto 94 miliardi di dollari in questi comparti, posizionandosi dietro Asia e Stati Uniti ma con un bacino di talenti in costante crescita.Anche l’Italia cavalca questa trasformazione. Negli ultimi dieci anni, l’occupazione nel settore tecnologico è aumentata di sei volte, passando da 26mila a 167mila addetti. Gli investimenti hanno raggiunto i 900 milioni di dollari nel 2024, contro i 600 milioni totali del decennio 2005-2014. Per il periodo 2025-2034, si prevede un salto fino a 7,7 miliardi di dollari, dodici volte il valore precedente. Il nostro Paese conta oggi sette Unicorni (aziende valutate oltre un miliardo di euro): Satispay, Tatatu, ScalaPay, Kong, Technoprobe, Bending Spoon, MutuiOnline. Nel Sud Europa, però, resta dietro alla Spagna, che nel 2024 ha raccolto 1,4 miliardi di dollari in investimenti, mentre Portogallo e Grecia si fermano a 100 milioni.L’Europa è oggi la culla di startup emergenti: 35.000 nuove imprese tech attive, il numero più alto al mondo, anche più degli Stati Uniti. Londra guida la classifica degli hub globali per finanziamenti, seguita da Berlino e Parigi, entrambe entrate nella top ten globale nell’ultimo decennio.Tuttavia, una realtà su due si rivolge agli Stati Uniti per round di crescita, dove le probabilità di ottenere investimenti superiori a 15 milioni di dollari sono doppie rispetto all’Europa. Questo fenomeno alimenta una fuga di talenti e capitali. Un limite, per un settore che si stima potrebbe arrivare a valere 8 trilioni di dollari, entro il 2034, con 20 milioni di professionisti. TUTTE LE NEWS DI ECONOMIA

  • Altrove | Ai Caraibi d’inverno
    by Marco Morello on 21 Novembre 2024 at 5:58

    Spiagge degne di un kolossal di hollywood, incontri ravvicinati con animali esotici, adrenalina o relax dove l’estate non è mai finita.

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