Un articolo di Repubblica del 1990 traccia il collegamento tra Licio Gelli ed Henry Kissinger.
Stiamo parlando della P2 che nasce negli stessi ambienti dell’intelligence che partorirono l’operazione Gladio, conseguenza di una risoluzione del National Security Council del ’48. Quindi questo è un collegamento reale.
C’era la P2 in Italia con l’operazione Gladio e c’era l’operazione Condor in Sud America.
Come è anche possibile constatare, anche Falcone e Borsellino stavano seguendo la pista di Gladio.
Quindi i collegamenti tra Gladio e quelle che erano state le stragi in Italia poco prima di essere uccisi.
“Falcone seguiva la pista di Gladio: le indagini top secret di Borsellino” – si legge nell’articolo.
“Ci sono testimonianze inedite dei magistrati di Palermo che hanno lavorato fianco a fianco con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sulle settimane precedenti alle stragi di Capaci e via D’Amelio.
Sono racconti drammatici sulla strada sbarrata a Falcone che voleva la verità sugli omicidi politico mafiosi e i possibili legami con Gladio“.
Loro avevano capito perfettamente che la mafia e l’estrema destra erano semplicemente manovalanza, cioè erano i cosiddetti esecutori di diktat che arrivavano da un’organizzazione che arrivava dall’esterno.
L’organizzazione si chiamava appunto “Stay Behind“, cioè “rimanere dietro le quinte” e far agire gli estremisti locali.
Stessa operazione che stiamo vedendo adesso e che abbiamo visto nel 2014 in Ucraina: gli apparati americani operano da dietro le quinte. Utilizzano gli estremisti locali per portare avanti quelle che sono le operazioni di cui loro hanno bisogno.
Anche Scarpinato disse: “Falcone voleva indagare su Gladio.
Incontrai Giovanni Falcone quando si parlava della sua nomina alla Procura nazionale antimafia, mi disse che Mutolo aveva iniziato a collaborare, che avrebbe fatto rivelazioni esplosive.
Mi invitò a fare domanda per andare alla Procura nazionale prospettandogli che avremmo indagato insieme su Gladio“.
Invece, di indagare su Gladio non lo permisero né a Giovanni Falcone né a Borsellino.
E qualcosa su Gladio lo vediamo anche dal Sole 24 Ore.
Vi sono infatti gli appunti di Falcone, dove lui stava indagando.
Stava per indagare su Gladio, ma “Mi hanno trasferito“. Addirittura, “mi hanno messo i bastoni tra le ruote nella magistratura, perché questa Gladio non si poteva toccare“.
Vi voglio anche parlare di un titolo: “Padova, tolto ai giudici militari l’inchiesta Gladio.
L’ultima mossa è l’offensiva giudiziaria romana contro i giudici militari di Padova per chiudere definitivamente la lunga parentesi di Gladio“.
In sostanza, non poteva indagare nessuno. O con le buone o con le cattive.
Un articolo parla di Kissinger e dei nuovi cablo di Assange.
Nei documenti di Assange si capisce che Kissinger voleva fare di tutto per evitare l’avvicinamento dei comunisti al governo.
Una convocazione, sempre da parte di Henry Kissinger, convocò Moro alla Casa Bianca e gli chiese di smetterla di parlare di politiche che potevano portare all’avvicinamento dei comunisti al governo: il famoso compromesso storico.
Leggiamo che addirittura Andreotti parla di quando Moro fu aggredito da Kissinger.
Perché Moro tornerà da quell’incontro nel panico. Racconterà ai giudici che tornò visibilmente scosso da quell’incontro perché fu minacciato. E le minacce ovviamente andarono poi a buon fine, perché lui non andò a modificare le sue politiche.
Coincidenza, chiamiamola così per non fare i complottisti, volle che quelle minacce ricevute da Kissinger furono poi portate avanti dalle Brigate Rosse.
La Matrix europea, la verità dietro i giochi di potere – Con Francesco Amodeo
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