Iniziano a Bruxelles i lavori dell’International Covid Summit, l’incontro che vede riunirsi medici e scienziati da tutto il mondo per discutere fra loro e presentare ufficialmente i risultati dei loro studi e analisi sul tema del Covid e correlati. Domani in Parlamento Ue l’ultimo convegno ospitato da Francesca Donato e altri quattro europarlamentari, la fine di una tre giorni per fare chiarezza e confrontarsi.
Un evento iniziato ieri, a porte chiuse, e proseguito oggi, di cui abbiamo parlato a ‘Un Giorno Speciale’ con i dottori Andrea Stramezzi e Giovanni Frajese, tra i relatori dell’evento.
Un evento di importanza epocale per gli inediti argomenti trattati per la prima volta in quelle sedi: dal Dr. Louis Fouche, collaboratore di Didier Raoult, che ha approfondito gli effetti degli obblighi di indossare mascherine e altre restrizioni a Robert Malone, tra gli scopritori della tecnologia mRNA, passando per Renate Holzeisen, sulle magagne EMA circa i permessi sui vaccini. Tutto verrà riproposto su queste piattaforme con gli interventi più significativi, ma intanto abbiamo chiesto un breve commento a Frajese e Stramezzi in particolare su questo: quanto può davvero essere importante un’iniziativa del genere?
“Il clima è fantastico“, dice Stramezzi, “molto amichevole e di grande solidarietà”; ma la sensazione è che i conti si dovranno fare comunque con gli artefici mediatici della caccia ai “No vax”: “Questo congresso sicuramente farà discutere, in particolare da parte della solita stampa” con cui il Prof. Frajese ha avuto a che fare più volte, “se però si è disposti ad ascoltare e vedere che le persone le cose non le inventano, ma le sostengono con dati scientifici, penso che un passo alla volta la lunga strada per la verità proseguirà“.
“Nel frattempo penso che mi prenderò un’altra sospensione da ciò che ho detto oggi“, conclude Stramezzi.
Perché l’apparato della caccia a chi chiede chiarezza pare tutt’altro che tramontato, vista la calma piatta in seguito alle numerose inchieste tuttora all’attivo circa la gestione dei primi mesi della pandemia e i dati “proibiti” sui rischi del vaccino, come provato da mail interne AIFA.
La trasparenza passa anche dall’ICT. Una chiosa amara: “Non c’è von der Leyen“.
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