Pubblicato il: 04/01/2025
Quali sono le novità e gli aggiornamenti nel sistema pensionistico italiano, alla luce di quanto introdotto con l'ultima manovra? Anzitutto, il testo recentemente approvato, in via definitiva, nei due rami del Parlamento conferma, anche quest'anno, i principali meccanismi per l'uscita anticipata dal mondo del lavoro (ci riferiamo espressamente a Quota 103, Opzione Donna e Ape sociale), pur a seguito di un'intensa discussione tra le forze politiche. In verità era stata ventilata l'ipotesi di una mini riforma, ma le risorse economiche sul tavolo hanno impedito di variare i meccanismi di pensionamento anticipato. Ecco perché nella manovra 2025 si è deciso, semplicemente, di apporre una nuova proroga e rinnovo dell'assetto esistente, con gli stessi rigidi requisiti stabiliti per il 2024.
Il bonus Maroni, applicato per migliorare la sostenibilità del sistema previdenziale e incentivare a restare al lavoro – pur avendo i requisiti per il pensionamento anticipato – nel 2025 è prolungato e rafforzato. Tale incentivo economico consente la disponibilità, direttamente in busta paga, dei contributi pensionistici a carico del lavoratore e altrimenti destinati all’Inps (rinuncia all'accredito sul c.d. montante contributivo). Di fatto aumenta il reddito netto, grazie a un bonus che si rivolge a coloro che maturano i requisiti per la pensione anticipata e Quota 103, e che si applica fino al raggiungimento della soglia di vecchiaia fissato ai 67 anni. Nel 2025 l'incentivo è potenziato perché quanto rimane in busta paga, invece di essere versato all'Inps, sarà esente da tassazione Irpef.
Per aderire al bonus Maroni, i lavoratori dovranno fare richiesta ad hoc tramite il sito dell'Inps, Contact Center o rivolgendosi a un patronato. Ricordiamo che la scelta di sfruttare l'incentivo implica la mancata contribuzione previdenziale per la quota a carico del lavoratore, con riflessi sull'importo della futura pensione.
In tema di pensioni minime, invece, nel 2025 avremo un aumento inferiore rispetto a quanto preventivato in un primo tempo. Saliranno infatti soltanto di circa un paio di euro rispetto ad oggi, per toccare quota 616,67 euro al mese. Ciò è dovuto alla conferma della rivalutazione straordinaria pari al 2,2% nel 2025, come previsto dalla legge di Bilancio, che eviterà il calo dell'importo che si sarebbe verificato se si fosse applicata la mera rivalutazione ordinaria.
Il decreto Mef – pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 27 novembre – ha confermato la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni anno 2023, corrispondente al +5,4% dal primo gennaio dello scorso anno. Ciò significa, in sostanza, che non scatteranno rettifiche e conguagli di adeguamento, perché il dato definitivo è identico alla stima preliminare, effettuata in precedenza dallo stesso Mef sulla scorta dei dati provvisori Istat sull'inflazione.
Infine ricordiamo che, nella manovra 2025, viene altresì inserita la facoltà, per i lavoratori senza anzianità contributiva al 31 dicembre 1995, di computare anche il valore di una o più prestazioni di rendita di forme pensionistiche di previdenza complementare, per il raggiungimento degli importi soglia minimi per il pensionamento. In sostanza, ciò agevolerà – almeno parzialmente – l'uscita dei giovani dal mondo del lavoro per il pensionamento.
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