Pubblicato il: 17/10/2024

Anche se l'economia italiana appare complessivamente in crescita, la prossima manovra sarà improntata alla cautela, al controllo e alla riduzione del deficit pubblico. Lo scorso 15 ottobre il Consiglio dei Ministri, insieme al Documento Programmatico di Bilancio, ha approvato lo schema di disegno di legge di Bilancio 2025, disponendo una pluralità di interventi. La volontà è, ovviamente, quella di definire entrate e spese per l'anno che verrà, mirando all'equilibrio dei conti pubblici.

In tema di pensioni che – come è noto – costituiscono una rilevante voce di spesa, il Governo ha palesato l'intenzione di confermare i canali di uscita anticipata dal mondo del lavoro, ossia Quota 103, Opzione donna e Ape sociale. In questi giorni il Consiglio dei Ministri è entrato nel merito dei contenuti della manovra 2025 e, se è vero che la questione previdenziale continua a tenere banco, è altrettanto vero che – a seguito dei rigidi limiti già introdotti quest'anno con l'ultima legge di Bilancio – si potrebbe non intervenire nuovamente sugli attuali strumenti di flessibilità, lasciandoli invariati nel loro funzionamento.

Quota 103, Ape sociale e Opzione donna sono in scadenza quest'anno. Ecco perché, per evitare il ritorno integrale alla legge Fornero, era necessario un intervento politico di conferma per il 2025. Ebbene, quest'ultimo ci sarà – come confermato dal Ministero dell'Economia – a seguito dell'approvazione del testo della prossima manovra. In verità, la prosecuzione con questi canali di pensionamento anticipato non era certa, visto l'UE ha chiesto all'Italia di frenare le misure di flessibilità che abbassano l’età effettiva di uscita dal mondo del lavoro, andando a gravare sui conti pubblici. Tuttavia nel Documento Programmatico di Bilancio, inviato a Bruxelles per illustrare la manovra 2025, compaiono le citate proroghe.

In manovra il nodo cruciale è rappresentato dalle coperture, complicate da individuare soprattutto per le condizioni e i limiti imposti dal Piano strutturale di bilancio. Nello specifico ambito della spesa per la previdenza, una questione collegata è quella dell'aumento delle pensioni minime, ben giustificabile alla luce dell'incognita inflazione e del carovita. Tale operazione andrebbe a costituire un conto assai salato, visto che il Governo ha dovuto rinunciare a ridurre la perequazione degli assegni più alti.

Ecco perché, pur nella volontà di continuare a lavorare a una riforma strutturale della previdenza, nuove forme di flessibilità in campo pensionistico sarebbero al momento inattuabili, compresa la chiacchierata Quota 41 light. Quest'ultima – che pure ha sostituito l'originario progetto di una Quota 41 pura, troppo onerosa per i conti pubblici – prevede il calcolo dell’assegno solo in maniera contributiva. Confermato, infine, il bonus Maroni in busta paga, riservato a coloro che raggiungono i requisiti per l’accesso a Quota 103, ma scelgono di ritardare il pensionamento.


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