Pubblicato il: 03/12/2024

Scegliere il momento giusto per andare in pensione è tutt'altro che semplice. Infatti, i lavoratori hanno a propria disposizione diverse opzioni di pensionamento, ciascuna con propri requisiti e caratteristiche, il che aumenta la possibilità di sbagliare, spesso senza nemmeno rendersene conto. Il problema principale, in ambito pensionistico, è che un errore risulta spesso irreparabile. Ovviamente, non tutti gli errori hanno lo stesso peso. Ad esempio, omettere di richiedere integrazioni economiche sul trattamento pensionistico può essere risolto negli anni successivi, recuperando fino a cinque anni di arretrati. Tuttavia, se ci si accorge troppo tardi dell'errore, le somme relative a periodi anteriori ai cinque anni non sono più recuperabili. Ancora più grave è la scelta di una misura pensionistica non adeguata: in tal caso, non esistono rimedi possibili. E non è raro che i lavoratori scelgano una modalità di pensionamento non ottimale rispetto alla propria situazione individuale.

Un classico esempio di scelta errata riguarda la differenza tra Quota 103 e Quota 41 per i lavoratori precoci. Sebbene siano due misure diverse con criteri differenti, entrambe condividono un requisito comune, ovvero 41 anni di contributi versati.
Alcuni lavoratori, però, possono trovarsi in una condizione tale per cui possono accedere a entrambe. La Quota 41 per i precoci non prevede alcun requisito anagrafico; l'accesso dipende dal rispetto di due condizioni contributive specifiche:

  • avere almeno 41 anni di contributi complessivi;
  • possedere almeno 12 mesi di contributi versati prima del compimento del diciannovesimo anno di età.
La Quota 41 per i precoci, tuttavia, è riservata a quattro categorie di lavoratori: invalidi, caregiver, disoccupati e coloro che svolgono attività usuranti. Gli invalidi devono presentare un'invalidità civile pari o superiore al 74%, mentre i caregiver devono assistere un familiare invalido convivente da almeno sei mesi. I disoccupati, invece, devono aver esaurito interamente la loro indennità NASpI e attendere tre mesi dall'ultima erogazione prima di richiedere la pensione. Infine, i lavoratori che svolgono attività gravose devono aver svolto tali mansioni per almeno sette degli ultimi dieci anni o per sei degli ultimi sette.

Quota 103, pur essendo accessibile a tutti i lavoratori senza limitazioni di categoria, richiede il raggiungimento di un'età minima di 62 anni. I requisiti richiesti per accedervi sono:

  • almeno 41 anni di contributi versati;
  • almeno 62 anni di età.
Nonostante la maggiore apertura, Quota 103 comporta significative penalizzazioni. La pensione viene calcolata interamente con il metodo contributivo e non può superare l'importo pari a quattro volte il trattamento minimo. Inoltre, coloro che accedono a Quota 103 non possono svolgere attività lavorative, eccetto lavori autonomi occasionali con un reddito annuo non superiore a 5.000 euro. Qualsiasi altra forma di reddito da lavoro è incompatibile con Quota 103.

Per i lavoratori che soddisfano i requisiti di entrambe le misure, la Quota 41 per i precoci rappresenta in genere la scelta migliore. Questa misura, infatti, non impone i limiti stringenti della Quota 103, come il tetto massimo all'importo della pensione. Inoltre, ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni di età comporta un taglio irreversibile del trattamento pensionistico per chi sceglie la Quota 103, penalizzazione che non si applica alla Quota 41.
Un ulteriore svantaggio della Quota 103 è il calcolo interamente contributivo, che riduce permanentemente l'importo della pensione, rispetto al sistema misto applicabile alla Quota 41.


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