Pubblicato il: 07/11/2024

Secondo quanto dichiarato in un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore dal viceministro dell'Economia, Maurizio Leo, l’incasso per le finanze statali, derivante dal concordato preventivo, ammonterebbe ad oltre 1,3 miliardi di euro, mentre l'aumento della base imponibile per le imposte dirette (Irpef/Ires) e Irap potrebbe arrivare a circa 14,8 miliardi di euro.
Allo stato si tratta solo di stime, in quanto sono ancora in fase di valutazione le adesioni conclusesi il 31 ottobre. Sarebbero comunque più di 500mila le partite Iva aderenti, tra soggetti Isa e forfettari. Secondo alcuni dati, su 2,7 milioni di contribuenti che sono soggetti all'indice di affidabilità fiscale, oltre il 15% ha accettato l'accordo proposto dall'Agenzia delle Entrate, ossia circa 403mila imprese.
Il viceministro ha chiarito che il percorso del concordato non è ancora concluso, poiché si sta preparando una seconda fase, il cosiddetto “concordato bis”. A tal fine, sarebbe in fase di elaborazione un decreto-legge che potrebbe estendere il termine di adesione al concordato al 10 dicembre. In particolare, Leo ha dichiarato che, per lui, “la riapertura è auspicabile ma a condizione che ci sia il via libera collegiale del governo e della maggioranza e che porti ad un effettivo giovamento alla finanza pubblica”.

Riguardo all'operazione conclusa il 31 ottobre, Leo ha spiegato che sono 160mila le partite Iva le quali, partendo da una valutazione di inaffidabilità fiscale, con un voto Isa tra l'1 e l'8, ora hanno accettato la proposta e hanno migliorato la loro posizione, giungendo al livello 10. Si tratta di un risultato particolarmente significativo, poiché per la prima volta, pur mantenendo i controlli dell'Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza, sono stati rimossi 160mila contribuenti dall’ambito dell'evasione fiscale. Inoltre, Leo ha aggiunto: “L'altro aspetto da sottolineare è che con il concordato emergono oltre 8,5 miliardi di base imponibile ai fini delle imposte dirette (Irpef e Ires) e altri 6,3 miliardi come valore della produzione ai fini dell'Irap. Da questi dati scaturisce questo primo risultato, di circa 1,3 miliardi nel biennio con l'applicazione delle imposte sostitutive previste dal concordato e che garantiscono intanto oltre 425 milioni per il 2024 e 865 milioni per il 2025”.

Il decreto-legge per la riapertura del concordato preventivo sta, quindi, per essere presentato al Consiglio dei ministri e, successivamente, sarà trasformato in un emendamento al decreto collegato alla manovra (D.L. 155/2024), ora all'esame del Senato. La decisione di riaprire i termini è stata presa dopo numerose sollecitazioni provenienti dalla maggioranza, che chiedono di consentire alle partite Iva che non avevano aderito in tempo di decidere se farlo ora.
La nuova scadenza del 10 dicembre, tuttavia, comporta la necessità di risolvere alcune problematiche pratiche, in particolare il fatto che il termine per il versamento degli acconti di novembre scade il 2 dicembre (slittato di un giorno per via del sabato). Di conseguenza, sarà necessario stabilire un doppio binario di versamenti: uno per chi ha aderito entro il 31 ottobre e uno per chi lo farà con la riapertura.

Le potenziali risorse aggiuntive derivanti dal concordato preventivo sono molto appetibili per tutti i partiti di maggioranza, che vedono in questa misura una possibilità per finanziare modifiche alla manovra. Tuttavia, va ricordato che il decreto-legge collegato alla manovra prevede che le entrate derivanti dal concordato dovranno essere utilizzate principalmente per ridurre le aliquote Irpef, come spiegato meglio in questo articolo.
Per ridurre la seconda aliquota dal 35% al 33%, sono infatti necessari almeno due miliardi di euro.


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