Pubblicato il: 02/01/2025

Assistere una persona cara non autosufficiente ed esserle di aiuto nelle difficoltà di gestione della vita quotidiana costituisce una funzione cardine delle relazioni di convivenza, basate sulla libera scelta e alimentate da motivazioni affettive e sentimentali. Ci sono situazioni in cui questa funzione di aiuto assume connotati di impegno tali da rendere necessari ed opportuni interventi di sostegno da parte delle istituzioni pubbliche, in favore delle persone che si trovano nella condizione di assistere una persona cui sono legate per motivi affettivi o di parentela, quale che sia la loro età, perché affette da patologie invalidanti, anche croniche o degenerative.

Con il termine «caregiver familiare» si designa proprio colui che si prende cura di una persona cara in condizioni di non autosufficienza.

Il caregiver familiare deve farsi carico dell'organizzazione delle cure e dell'assistenza, nonché di ogni altro atto, anche amministrativo, che la persona assistita non è più in grado di compiere; può trovarsi, dunque, in una condizione di sofferenza e di disagio riconducibile ad affaticamento fisico e psicologico, solitudine, consapevolezza di non potersi ammalare per le conseguenze che la sua assenza potrebbe provocare.

Per queste considerazioni la figura del caregiver familiare deve essere valorizzata e sostenuta dallo Stato.

Nei giorni scorsi, il Ministro per le Disabilità, Alessandra Locatelli, insieme al Ministro del Lavoro, Marina Elvira Calderone, ha presentato al Consiglio dei Ministri un'informativa sul processo di valutazione di un disegno di legge di iniziativa governativa, volto al riconoscimento e alla tutela del caregiver familiare.

Locatelli ha enfatizzato l’importanza di riconoscere adeguatamente il ruolo del caregiver familiare, definendolo una delle priorità del Governo. Questo obiettivo è stato al centro del lavoro di un tavolo interministeriale, creato in collaborazione tra il Ministero per le Disabilità e il Ministero del Lavoro. Il fine è quello di sviluppare una cornice normativa che affronti gli aspetti più rilevanti legati al ruolo di coloro che, ogni giorno, si prendono cura di un proprio familiare, senza desiderare di essere sostituiti, ma con il diritto di essere adeguatamente supportati.

Ad oggi, infatti, quello che manca è la puntuale definizione di norme atte a collocare la figura del caregiver familiare nell'ambito di un quadro giuridico di riferimento, idoneo a garantire e a tutelare – sotto il profilo del riconoscimento dell'attività svolta, ma anche sotto quello della formazione – i diritti da esso derivanti.

Pertanto, il legislatore ha avvertito la necessità di aprire una prima fase di normazione.

Il progetto di legge attualmente in discussione prevede:

  • misure di sostegno per la conciliazione tra attività lavorativa e attività di cura e di assistenza, attraverso il riconoscimento al caregiver familiare lavoratore del diritto alla trasformazione del rapporto di lavoro a tempo pieno in rapporto a tempo parziale, preferibilmente da svolgersi in modalità di lavoro agile, con una riduzione d'orario pari al 50 per cento, compatibile con l'attività di assistenza e di cura da lui prestata;
  • il diritto a scegliere, anche nel corso del rapporto di lavoro, mediante domanda di trasferimento, e sempre che non ostino effettive esigenze tecniche, organizzative e produttive non suscettibili di essere comunque soddisfatte, la sede di lavoro più vicina al domicilio della persona da assistere;
  • che l'esperienza maturata in qualità di caregiver familiare possa essere valutata sulla base dei criteri, delle modalità e delle procedure previsti per la formalizzazione e la certificazione delle competenze, ovvero quale credito formativo per l'acquisizione della qualifica di operatore sociosanitario o di altre figure professionali dell'area socio-sanitaria.

Per accedere ai benefici previsti dalla legge, il caregiver familiare sarà tenuto a presentare all'Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale (INPS) e, per conoscenza, all'azienda sanitaria dell'assistito i seguenti documenti:

  • atto di nomina del caregiver familiare, sottoscritto dall'assistito. Se l'assistito non può, per qualunque impedimento, sottoscrivere l'atto di nomina, quest'ultima può essere espressa attraverso videoregistrazione o altro dispositivo che consenta all'assistito la manifestazione della propria volontà;
  • estremi del verbale di riconoscimento dello stato di gravità dell'assistito ai sensi dell'articolo 3, comma 3, della legge n. 104 del 1992, ovvero del verbale di riconoscimento dell'invalidità del medesimo ai sensi della legge n. 18 del 1980;
  • autocertificazione di residenza in un comune del territorio italiano; per i cittadini extracomunitari, autocertificazione di residenza in un comune del territorio italiano, per almeno dieci anni, gli ultimi due dei quali in modo continuativo;
  • per i cittadini extracomunitari, copia del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo.

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