Pubblicato il: 14/10/2024

Forse non tutti sanno che, qualche mese fa, l'Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza hanno sottoscritto un protocollo, mirato a garantire il rispetto delle regole fiscali da parte di influencer, blogger e content creator, che producono redditi grazie alla pubblicazione di contenuti sul web. Si tratta – sostanzialmente – di un piano di azione condiviso dai due enti, per potenziare la lotta all’evasione fiscale nel settore della digital creator economy, nel quale è inclusa l’attività di coloro che realizzano prodotti multimediali e li diffondono online, creando cospicue entrate mensili e forme di relazione duratura con i propri follower.

Con tale piano Fisco e GdF oggi sfruttano i social network per ottenere dati utili dai contribuenti, ossia per scoprire chi effettivamente paga le imposte e chi, invece, integra casi di evasione. Il notissimo Instagram, piattaforma in cui tutti gli utenti possono interagire pubblicando video e post e inserire commenti ai fatti di attualità, rappresenta altresì un amplissimo bacino, da cui le autorità possono attingere interessanti informazioni sullo stile di vita e capire se vi è effettiva compatibilità tra quest'ultimo e il reddito dichiarato dall'utente.

Il materiale pubblicato su questo popolare social – ma il discorso vale anche per altre celebri piattaforme, come ad esempio TikTok oppure OnlyFans – finisce letteralmente sotto gli occhi di tutti: anche sotto quelli del Fisco. Gli operatori delle Entrate che visualizzano una certa foto o video, aprendo un profilo Instagram, presteranno così molta attenzione a dettagli come orologi di lusso, macchine sportive, ampie piscine e lussuose ville. Non sono prove, ma sicuramente possono costituire indizi di una certa agiatezza economica, tali da poter essere utilmente comparati con i dati dell'ultima dichiarazione dei redditi.

Insomma, si tratta di una sorta di lecito "spionaggio" anti-evasione, che GdF ed Entrate effettuano verso i content creator di Instagram e non solo. Anche i loro compensi, seppur legati al mondo digitale, debbono infatti essere tassati.

Proprio il mettersi in mostra per finalità commerciali rischia, così, di essere un clamoroso boomerang per gli influencer i quali, magari dichiarandosi nullatenenti, sfoggiano vestiti firmati e mostrano al pubblico le loro serate chic, venendo poi "pizzicati" dagli accertamenti sui redditi disposti dalle autorità. In estrema sintesi, la popolarità – e la vetrina per raggiungerla – può costare molto salato, se in precedenza non ci si è comportanti da onesti contribuenti.

Finora le verifiche sui social hanno permesso di recuperare svariati milioni di euro, ma ciò che spicca è la tecnologia utilizzata per setacciare l'utenza del web e scovare i "furbetti" delle tasse e dei redditi non dichiarati. I post con più like, le stories, le interviste e i video con più visualizzazioni generano ricavi ma, al contempo, espongono gli utenti ai potenti software e algoritmi, che ininterrottamente monitorano piattaforme come Instagram o YouTube. Il pericolo concreto, per un content creator, è pertanto quello di far inconsapevolmente emergere guadagni occulti e fruttuose collaborazioni mai dichiarate al Fisco.

Se gli influencer maggiormente seguiti sono quelli più soggetti a controlli, è però altrettanto vero che anche coloro i quali postano video e contenuti a scopo amatoriale rischiano qualcosa. Come detto, il reddito incompatibile con i dati dichiarati può essere desunto anche soltanto dallo stile di vita esibito nei social. Vacanze esotiche, hypercar, Rolex al polso e vestiti di alta sartoria potrebbero insospettire Entrate e Guardia di Finanza, e far scattare un accertamento che può prescindere da eventuali guadagni ottenuti (anche) sul web. Sarà poi compito del contribuente provare l'origine del reddito utilizzato per viaggi, acquisti di lusso e non solo e l'essersi comportato da onesto contribuente, pena l'applicazioni di pesanti sanzioni.


Vai alla Fonte

Di

WP Radio
WP Radio
OFFLINE LIVE