Pubblicato il: 23/12/2024
L'Agenzia delle Entrate (AdE) sta intensificando i controlli sui contribuenti utilizzando uno strumento noto come "accertamento induttivo puro".
L’accertamento induttivo puro è una modalità di controllo fiscale che l'Agenzia delle Entrate adotta quando non è in grado di raccogliere prove dirette di evasione fiscale. In pratica, si basa su presunzioni derivanti dalle indagini bancarie. Se un contribuente ha movimenti sospetti o incoerenti con i redditi dichiarati, il Fisco può presupporre che quelle somme siano legate a operazioni imponibili non dichiarate, come vendite o prestazioni professionali non registrate.
Questo tipo di accertamento non richiede prove dirette, ma si fonda su una serie di indizi, principalmente i movimenti bancari. Se il contribuente non risponde agli inviti dell’Ufficio per chiarire le operazioni effettuate, l'onere della prova si sposta dal Fisco al contribuente. Sarà quest'ultimo a dover dimostrare che le somme depositate sui conti bancari non sono redditi imponibili, fornendo prove concrete e dettagliate.
Conti bancari sotto la lente del Fisco: chi finisce sotto controllo
L'Agenzia delle Entrate, per individuare eventuali redditi non dichiarati, si concentra principalmente sui conti correnti bancari. I controlli vengono effettuati, in particolare, su quei contribuenti che presentano anomalie nelle dichiarazioni fiscali, con un'attenzione particolare a chi ha movimenti bancari sospetti o incoerenti rispetto ai redditi dichiarati.
Non solo i conti correnti intestati direttamente al contribuente vengono esaminati, ma anche quelli intestati a terzi. Questi possono essere, per esempio, conti intestati a familiari o a società, ma che risultano comunque riconducibili al contribuente stesso.
Ad esempio, se un professionista ha un conto intestato a un parente ma riconducibile alla sua attività, questo può finire sotto controllo. Quindi, è importante che ogni operazione venga registrata in modo chiaro, soprattutto se coinvolge conti non direttamente intestati al contribuente.
La Cassazione sull'onere della prova
È stata una recente pronuncia della Corte di Cassazione (ordinanza n. 7360/2024) a stabilire che, se un contribuente non risponde agli inviti dell’Agenzia delle Entrate per giustificare i movimenti sui conti bancari, l’onere della prova si sposta dal Fisco al contribuente.
La Corte ha chiarito che l’AdE può procedere con l'accertamento basandosi esclusivamente sulle presunzioni derivanti dalle indagini bancarie, senza necessità di ulteriori indagini.
Nel caso esaminato dalla Corte, un professionista non aveva risposto all'invito dell’Ufficio fiscale per giustificare i movimenti su conti bancari intestati a terzi, ma legati alla sua attività.
L’Agenzia delle Entrate, sulla base delle indagini bancarie, ha potuto procedere con l’accertamento e attribuire al professionista l’onere di provare che quelle somme non gli appartenevano. La pronuncia in esame ha, quindi, rafforzato la posizione del Fisco, che ora può agire più facilmente in caso di mancata risposta da parte del contribuente.
Cosa fare per non finire nel mirino del Fisco
Per evitare di finire nel mirino del Fisco, la prima cosa che ogni contribuente deve fare è tenere una documentazione chiara e trasparente di tutte le operazioni bancarie, anche quelle effettuate su conti intestati a terzi, ma riconducibili alla propria attività.
È inoltre importante rispondere prontamente e in modo completo agli inviti dell’Agenzia delle Entrate, evitando che l’Amministrazione possa ricorrere a presunzioni sfavorevoli.
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