Pubblicato il: 28/12/2024
Il congedo parentale rappresenta uno strumento essenziale per favorire la conciliazione tra vita lavorativa e familiare. In Italia, la disciplina sui congedi è regolata principalmente dal D.Lgs. n. 151/2001, noto come Testo Unico sulla maternità e paternità, che recepisce le direttive europee in materia, come la Direttiva UE 2019/1158. Quest’ultima promuove la parità di genere nel mondo del lavoro, incentivando una maggiore partecipazione dei padri ai compiti familiari.
Il d.d.l. introduce un miglioramento rispetto alla normativa vigente che, per il 2024, già prevedeva un mese di congedo retribuito all’80%, ma che sarebbe sceso al 60% nel 2025. La nuova disposizione non solo conferma l’indennità più elevata per il mese già previsto, ma aggiunge un ulteriore mese con la stessa percentuale di retribuzione, portando così a tre le mensilità complessive garantite all’80%.
Questa misura, che si aggiunge a quelle introdotte dalle precedenti Leggi di Bilancio, rappresenta un passo avanti nel sostegno alla genitorialità. In un contesto come quello italiano, caratterizzato da un tasso di natalità tra i più bassi d’Europa (1,24 figli per donna nel 2022, secondo l’ISTAT), il potenziamento dei congedi parentali mira a incentivare la scelta di avere figli, attenuando le difficoltà economiche che molte famiglie devono affrontare nei primi anni di vita del bambino. Inoltre, un’indennità maggiorata all’80% riduce significativamente l’impatto del congedo sul reddito familiare, favorendo una maggiore tranquillità economica.
Attualmente, in Italia nascono circa 400.000 bambini ogni anno (dati ISTAT) e il congedo parentale rappresenta una misura di sostegno economico essenziale per molti genitori lavoratori. Tuttavia, secondo i dati INPS del 2023, solo il 30% dei padri ha usufruito del congedo parentale, una percentuale ancora lontana dagli obiettivi di equità promossi dalla normativa europea. L’introduzione di tre mesi retribuiti all’80% potrebbe incentivare una maggiore adesione, specialmente tra i lavoratori maschi, riducendo il divario nella partecipazione tra madri e padri.
I genitori, entro il compimento dei sei anni di età del figlio o della figlia (o entro sei anni dall’adozione), potranno così beneficiare di tre mesi di congedo con una retribuzione maggiorata. Per il 2025, dunque, le famiglie potranno contare su tre mesi con indennità potenziata, oltre alle altre mensilità di congedo retribuite al 30%.
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