Pubblicato il: 26/10/2024

Fino a qualche anno fa, era possibile accedere alla pensione di vecchiaia a 60 anni con 20 anni di contributi, ma le modifiche legislative hanno progressivamente innalzato l'età pensionabile a 67 anni. Tuttavia, esistono ancora delle deroghe che consentono di andare in pensione prima.

In particolare si menzionano le seguenti opzioni:

  1. Pensione anticipata ordinaria o precoce: nel panorama previdenziale italiano del 2024, le pensioni precoci rappresentano una fondamentale opportunità per quei lavoratori che, avendo iniziato a lavorare molto presto, hanno maturato 41 anni di contributi o più. A chi raggiunge questa soglia entro il termine del 31 dicembre 2024 – e possiede determinati requisiti per accedervi – si consente l'uscita dal lavoro prima dei 67 anni, con requisiti contributivi e di anzianità specifici.
  2. Opzione Donna: permette alle lavoratrici, sia dipendenti che autonome, di andare in pensione prima. Le autonome possono accedere alla pensione a 60 anni e 6 mesi (con un'attesa di 18 mesi), mentre le dipendenti a 59 anni (con un’attesa di 12 mesi). In entrambi i casi sono richiesti almeno 35 anni di contributi. Questa agevolazione è valida per le lavoratrici che abbiano compiuto 59 anni entro il 31 dicembre 2023.
  3. Isopensione: il meccanismo di questa strategia – che consente di anticipare la pensione fino a 7 anni – prevede che l’impresa, in armonia con gli accordi sindacali, si faccia carico di pagare un assegno ai propri lavoratori in esodo che, fino al raggiungimento dell’età pensionabile ufficiale, corrisponde all’importo che avrebbero percepito come pensione. Il valore di tale assegno viene determinato seguendo un procedimento che tiene conto delle ultime retribuzioni e dei contributi versati al lavoratore durante il periodo lavorativo. È importante sottolineare che il meccanismo dell’isopensione non comporta riduzioni o penalizzazioni rilevanti sulla futura pensione dei lavoratori e permette un passaggio fluido e sicuro. La sostenibilità di questo strumento è assicurata dall’INPS, che ne valida l’utilizzo nel rispetto dei requisiti previsti dalla legge.
  4. Assegno straordinario: anche questa misura consente di anticipare la pensione fino a 7 anni. L’assegno è a carico del datore di lavoro, stabilito tramite accordo aziendale, ed è connesso a specifici fondi di solidarietà.
  5. Pensione di vecchiaia anticipata per invalidità: le donne con un’invalidità riconosciuta almeno dell’80% possono andare in pensione a 57 anni, con una finestra di attesa di 12 mesi. Per gli uomini con lo stesso grado di invalidità, l’età è fissata a 62 anni. Inoltre, per i non vedenti, l’età pensionabile è di 56 anni per gli uomini e 51 anni per le donne, con almeno 10 anni di contributi.

Queste deroghe rappresentano delle importanti opportunità per chi desidera accedere alla pensione prima dell'età standard di 67 anni, in particolare per le lavoratrici, le persone con disabilità e chi ha maturato particolari condizioni contributive.

Adesso, nell’economia del quadro appena delineato, s’inserisce la novità che spunta dal pacchetto pensioni contenuto nella bozza della manovra finanziaria per il 2025. Una novità che mira a tutelare le lavoratrici madri, offrendo loro la possibilità di anticipare l’età pensionabile.

L’obiettivo è quello di sostenere chi ha avuto un numero maggiore di figli, facilitando così la transizione verso la pensione.

Sembra infatti che, a partire dal 2025, i lavoratori potrebbero accedere alla pensione di vecchiaia già a 65 anni e 8 mesi con 20 anni di contributi, anticipando di 16 mesi rispetto al requisito attuale di 67 anni. Questa misura si rivolge, in particolare, alle lavoratrici madri con quattro o più figli, che potranno quindi beneficiare di uno sconto sull’età pensionabile.

Finora, le madri di tre o più figli potevano anticipare l’uscita dal lavoro fino a 12 mesi, con 4 mesi di riduzione per ogni figlio. La novità del 2025 estende questo beneficio a 16 mesi, applicabile solo alle lavoratrici con almeno quattro figli e iscritte al sistema contributivo, ossia a coloro che hanno iniziato a versare contributi dopo il 31 dicembre 1995.

La soluzione prospettata non si applica alla pensione anticipata contributiva, che continuerà a consentire l'uscita a 64 anni con 20 anni di contributi e un massimo di 12 mesi di sconto per le madri di due o più figli.


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