Pubblicato il: 16/10/2024

L'avvento e lo sviluppo della tecnologia digitale stanno progressivamente determinando nei sistemi di organizzazione produttiva – e, più in generale, nel mercato del lavoro – un cambio di paradigma.
Una delle innovazioni che costituiscono questo nuovo scenario è stata l’introduzione dello smart working, declinato nel nostro ordinamento sotto la nomenclatura di "lavoro agile”.

Tale modalità di lavoro ha segnato una significativa rivoluzione culturale, organizzativa e di processo. Una rivoluzione – può ben dirsi – in quanto sradica consuetudini e approcci tradizionali consolidati nel mondo del lavoro subordinato, promuovendo una cultura orientata ai risultati e su una valutazione legata alle reali performance.

Ecco la definizione data dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali: “lo smart working (o lavoro agile) è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività”.

La prestazione di lavoro in modalità agile può essere articolata in fasce orarie, individuando, in ogni caso, in attuazione di quanto previsto dalla L. 81/2017, la fascia di disconnessione nella quale il lavoratore non eroga la prestazione lavorativa.

Attualmente il lavoro agile è al centro del dibattito delle parti sociali impegnate nella formulazione della proposta di rinnovo dei contratti per i lavoratori del settore pubblico. La proposta, presentata dall'Aran per il periodo 2022-2024, punta a rendere più attrattivo il lavoro nella Pubblica Amministrazione e a contrastare la "fuga" delle nuove generazioni. A tal fine la bozza prevede due principali novità: l'introduzione dello smart working per i neoassunti e aumenti salariali per i dipendenti. Esaminiamole più nel dettaglio.

  1. Smart working per i neoassunti: per rendere più appetibili le posizioni nel settore pubblico, soprattutto nelle grandi città del Nord Italia, la proposta introduce la possibilità di lavoro a distanza per i nuovi assunti nelle Funzioni centrali dell’Amministrazione, come ministeri, enti pubblici non economici e agenzie fiscali. L’obiettivo è ridurre le rinunce da parte di coloro che vincono i concorsi, ma poi si vedono costretti a rifiutare le posizioni a causa dell’alto costo della vita e degli affitti in alcune aree del Paese. Questo sistema verrà implementato tramite la contrattazione integrativa.
  2. Aumenti salariali: la bozza prevede aumenti in busta paga che variano tra 110 e 193 euro al mese, a seconda dell'area di appartenenza del dipendente. A questi potrebbero aggiungersi ulteriori 31 euro mensili per 13 mensilità. In tal modo, gli incrementi salariali complessivi potrebbero arrivare fino a 224 euro per i super-funzionari, con un aumento medio mensile di 172 euro.

Tuttavia – si segnala – i sindacati esprimono delle criticità. Ritengono che gli aumenti proposti siano insufficienti, specialmente considerando l'inflazione che ha eroso il potere d'acquisto nel triennio in esame. Al riguardo la Fp Cgil ha ribadito la necessità di ulteriori risorse per sostenere l'adeguamento salariale e migliorare il welfare, come la rivalutazione del buono pasto.

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