Pubblicato il: 15/10/2024

Due nuove sentenze della Corte di Cassazione mettono in discussione alcune interpretazioni dell'INPS relative al pensionamento anticipato, aprendo nuove opportunità per coloro che desiderano ritirarsi dal lavoro prima del previsto.
È bene chiarire fin da subito, però, che sebbene queste sentenze siano a favore di alcuni lavoratori, non cambiano le attuali normative. Tuttavia, offrono la possibilità di fare ricorso in caso di diniego della domanda.
Per l’Ape sociale bisogna aver esaurito il diritto alla Naspi
Iniziamo a parlare dell'Ape sociale. Questa misura consente a determinati lavoratori di andare in pensione anticipata, ma per farlo devono rispettare requisiti specifici. In particolare, per accedere all'Ape sociale, è necessario:
  • avere almeno 63,5 anni di età;
  • avere accumulato almeno 30 anni di contributi.

Ci sono, poi, alcune categorie di lavoratori per i quali sono previsti requisiti aggiuntivi, tra cui:
  • invalidi: devono presentare una percentuale di invalidità civile pari o superiore al 74%;
  • caregiver: devono assistere un familiare invalido da almeno sei mesi;
  • lavoratori in attività gravose: devono avere almeno 36 anni di contributi.
  • disoccupati: è richiesto che abbiano esaurito il diritto alla Naspi.

Ed è proprio sul diritto alla Naspi che è intervenuta la Cassazione.
Naspi e Ape sociale: le novità dalla Cassazione
Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la numero 24950 del 17 settembre 2024, ha sollevato un acceso dibattito, specialmente riguardo ai disoccupati.
Prima di questa decisione, per accedere all'Ape sociale era necessario aver completato il periodo di indennizzo della Naspi. Tuttavia, la nuova interpretazione stabilisce che, pur dovendo dimostrare di essere disoccupati, non è più obbligatorio aver ricevuto l’indennità di disoccupazione. Ciò significa che chi non ha mai fatto richiesta della Naspi, pur avendone diritto, può comunque accedere all'Ape sociale, a condizione di aver perso il lavoro involontariamente.
La sentenza rappresenta un cambiamento importante, perché permette ai disoccupati di richiedere l'Ape sociale senza il vincolo di aver completato la Naspi. La Corte ha, infatti, ribadito che l’INPS ha male interpretato le norme riguardanti l'accesso all'Ape sociale.
La sentenza sul pensionamento anticipato
Un'altra rilevante sentenza della Cassazione è la numero 24916, sempre del 17 settembre 2024, che ha contestato la necessità di avere 35 anni di contributi effettivi per accedere alla pensione anticipata.
Attualmente, per andare in pensione anticipata, gli uomini devono accumulare 42 anni e 10 mesi di contributi, mentre le donne devono avere 41 anni e 10 mesi. Di questi, almeno 35 anni devono essere contributi effettivi, escludendo i contributi figurativi da Naspi o malattia.

Tuttavia, la Cassazione ha chiarito che, considerando che gli anni richiesti per il pensionamento anticipato – secondo il D.L. n. 201 del 2011 (la riforma Fornero) – sono molti, anche i contributi figurativi devono essere considerati validi. Anche in questo caso viene messa in discussione l'interpretazione restrittiva dell'INPS.

Nuove opportunità e possibilità di ricorso
Le recenti sentenze hanno creato un precedente giuridico significativo, offrendo nuove possibilità a coloro le cui domande di pensione erano state respinte. Tuttavia, come abbiamo premesso in apertura, sebbene queste sentenze propongano una nuova interpretazione, non significano un cambiamento immediato della legislazione vigente.
In attesa di eventuali modifiche legislative – che possano chiarire ulteriormente le normative – o di una comunicazione ufficiale dall'INPS, coloro che ricevono un diniego per la pensione possono considerare l'eventualità di presentare ricorso, citando queste sentenze.

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